Si può essere (davvero) minimalisti?

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Dopo anni passati a sentirmi in colpa perché non riuscivo a vivere da vero minimalista, ho capito una cosa: non serve buttare via tutto. Serve alleggerire. In questa newsletter condivido 3 regole semplici che mi aiutano a farlo, ogni giorno, senza ansia.


Ciao Amici,

Ogni tanto mi viene voglia di buttare via tutto.

Aprire l’armadio e svuotarlo.

Chiudere mille schede aperte nel cervello. Fare tabula rasa. Sparire su un’isola.

Mi capita soprattutto dopo aver visto uno di quei video di minimalisti da Instagram, quelli con una maglietta nera, tre piatti, una bici e l’aria di chi ha capito tutto della vita.

E allora guardo il mio cassetto, il mio hard disk, la mia agenda… e mi viene l’ansia.

Perché io non ci riesco.

Ci ho provato, eh.

Ma più cercavo di buttare via tutto, più mi sentivo pieno.

Pieno di sensi di colpa, perché io in realtà non ce la facevo a vivere come loro.

Poi ho capito una cosa.

Il minimalismo che funziona, almeno per me, non è quello estremo.

È quello sostenibile.

Quello — soprattutto — mentale.

E allora ho iniziato a tenermi strette solo le regole che mi aiutano davvero.

A prendere quello che funziona del minimalismo, secondo me.

Ecco le 3 che hanno fatto davvero la differenza:


1. La regola dei 6 mesi

Se un oggetto non lo uso, non lo cerco, non ci penso per sei mesi… va in una scatola.

Data sopra. Promemoria sul telefono. Se dopo sei mesi non mi è mancato, ciao.

L’ho usata per gli oggetti, ma anche per certe idee, progetti, relazioni, impegni.

Se ti pesa e non ti serve, forse non è da tenere.

E soprattutto: non è da sentirsi in colpa a lasciarlo andare.


2. La regola dei 2 minuti

Questa è la mia preferita in assoluto.

Se una cosa richiede meno di due minuti, falla subito.

Mandare quella mail. Sistemare il cassetto. Rispondere a un messaggio. Più rimando, più quella cosa mi occupa spazio mentale.

Farla subito è un atto di autodifesa cognitiva.


3. Buy nice or buy twice

Comprare qualcosa solo perché costa meno mi ha portato, tante volte, a comprare due volte.

Una maglietta economica che si rovina al primo lavaggio.

Una sedia da scrivania che mi distrugge la schiena.

Un paio di cuffie che fanno schifo, anche se erano “un affare”.

Oggi, quando posso, scelgo la qualità. Meglio una cosa buona, fatta bene, che dura — invece di una che devo ricomprare dopo sei mesi.

Per me, è anche questo minimalismo: meno oggetti, ma migliori.


Non sono diventato un minimalista da documentario (lo farò giusto per 30 giorni tra qualche mese, come esperimento di vita).

Ho ancora il cassetto delle cose “che magari un giorno serviranno”.

Ma oggi, quando mi sento troppo pieno, non butto tutto. Alleggerisco.

Cerco il punto in cui la mia vita pesa il giusto.

Non troppo poco, non troppo.

Quel punto in cui sento di avere abbastanza, senza dover aggiungere altro.


Se anche tu hai una tua regola minimalista che ti ha aiutato davvero, rispondimi a questa email.

Potrei raccoglierne qualcuna per un prossimo contenuto.

E magari scopriamo insieme che la vera felicità… sta in una scatola con la data scritta sopra.

A presto,

G.